5 L’ufficio 320
Il lunedì mattina Jorge si alza verso le undici, godendosi la colazione
insieme a Tara. Ma la tranquillità dura poco, perché lei riceve un
messaggio da Pino e decide subito che non resterà nel Ticino nemmeno
questi pochi giorni. Fa un giro di telefonate e poi gli dice che parte per
Roma, prende un aereo nel pomeriggio. Pino sta organizzando una
vacanza in barca a vela per i suoi ricchi amici del jet set. Jorge intuisce
che ci andrà anche il figlio di Max Goldstein,
4 La preda preferita delle donne
Il mezzogiorno della domenica arriva presto e passa veloce, senza
neanche un’anima sveglia nel Paradise. Sharon non è riuscita a dormire
a lungo, si è vegliata spesso per colpa degli incubi. E mentre era sveglia
tratteneva quasi il respiro per non disturbare il sonno di Jorge.
Più tardi, verso le due del pomeriggio, Jorge apre finalmente gli occhi e
ci mette un po’ a capire dove si trova.
“Ehi, sei già sveglia?” le dice abbracciandola. Ha la voce rauca per colpa
del bourbon e delle troppe sigarette. Poi gli viene un forte attacco di
tosse.
3 Un affare d’oro
Boris sembra impegnato a studiare attentamente alcune carte. Jorge
prende una sedia, la gira e ci si siede con le braccia incrociate sullo
schienale, pronto ad ascoltare il socio. Poi allunga le braccia e si
stiracchia, riempiendo l’aria con un profondo sbadiglio.
“Di che cosa si tratta questa volta?” dice fissando Boris. Parla con aria
assente, la sua voce sembra già annoiata. Boris non alza la testa.
Rimane concen
2 Il Paradiso delle bare a due anime
Un paese minuscolo la Svizzera. Lui non avrebbe saputo nemmeno indi-
carla sulla mappa del mondo. Uscito dell’aeroporto di Zurigo Kloten, ri-
mase subito impressionato dall’ordine che vedeva ovunque guardando-
si intorno. Durante il volo aveva letto tutta la guida turistica per infor-
marsi sulla cultura e l’economia di quel posto. Lo incuriosivano soprat-
tutto le banche e il rigoroso segreto bancario di cui gli avevano parlato.
Quel paese era pieno di banche di ogni tipo. E assicurazioni, un’altra
cosa sconosciuta per lui. Gli sembravano qualcosa di inutile. Eppure, se-
condo la guida, alcune erano addirittura obbligatorie. Ma doveva esser-
ci un errore, pensava. E poi un’organizzazione quasi maniacale di ogni
aspetto della vita. Sembrava proprio vero tutto quello che raccontava il
suo amico barbiere. Quel paese, così pieno di soldi, attraeva Jorge
come
1 Il nascondiglio del diavolo
Davanti al Bar Sport, Jorge si gode una birra fresca nella tranquillità
solenne del sabato mattina.
Ormai la crisi economica non risparmia nessuno, neanche i locali più
gettonati, eppure questo bar decrepito sta ancora in piedi. Sono già
passati tre anni da quando ha messo piede per la prima volta nel
cosiddetto Paradiso. Arrivato direttamente dalla favela dove è nato,
Lemos de Brito, periferia di Rio, con in tasca gli ultimi soldi che gli erano
rimasti. I soldi che aveva nascosto in una scatola di sigari sotto l’albero
della gazza ladra, nel “nascondiglio del diav